giovedì 8 gennaio 2015

Trust


Horyzon, 7 Gennaio 2516

"Se non lo avessi ancora capito non credo nell'amore, non credo alle favolette della persona giusta, quella per cui faresti tutto. Ho avuto a che fare con sin troppi pazienti per crederci. E' tutta una questione di egoismo e il fatto che hai bisogno di me ne è una prova."
"Sai cos'è? Tu hai paura. Sei terrorizzata dal provare nuove emozioni. [...] Ebbene, ecco per chi ho perso la testa. Per una donna che fa finta di non voler cedere. Tu vuoi cedere, vuoi solo che qualcuno ti prenda in braccio se cadi. Ma non ti fidi di nessuno. Pensi che nessuno lo farebbe. Ed è qui che sbagli. Io lo farei."

***

Clackline, 29 Novembre 2497


    Ero esausta per il viaggio interminabile, per le suppliche e le troppe lacrime.
Continuavo a osservare le spalle di quella donna che, sino al giorno prima, avevo chiamato mamma trascinarmi per le vie del mercato affollato di una città a me totalmente sconosciuta, a lei, sin troppo familiare.
Bryan era accanto a me, muto e rassegnato allo stesso modo.
    Si era fermata davanti a un palco di legno dove, disposti in fila, vi erano diversi ragazzetti che non superavano i quattordici anni. 

"Cinquecento dollari? E' troppo poco! E' giovane e sana!"
"Ma si vede lontano miglia che non ha mai fatto nulla in vita sua. In più l'altro è troppo piccolo. E' difficile piazzarlo."
"Qualche famiglia che vogliono un figlio potrebbero adottarlo e potresti farlo pagare profumatamente, è un maschio, ben istruito e molto educato."

    L'uomo che puzzava di alcol e fumo aveva guardato entrambi, avevo storto il naso osservando i capelli unti che si appiccicavano alla pelle sudata.

"Mille per entrambi, ma solo perché ci conosciamo da una vita, Lynda."

    Aveva afferrato me per un polso legandomi e lasciandomi insieme agli altri ragazzini in fila. Aveva preso una lavagna su cui aveva scritto rapidamente qualcosa per poi legarmelo al collo come un animale e poi si era occupato di Bryan. 

"Portalo alla casa." 

    L'aveva trascinato verso un carretto e, in quel momento, avevo visto il terrore nei suoi occhi capendo che, probabilmente, non ci saremmo visti mai più.

"Sophia!!"
"No! Bryan!"

    Avevo tentato di muovermi inciampando nella stessa catena che mi teneva ancorata agli altri, ma non smettevo di urlare il nome di mio fratello mentre veniva inglobato dalla folla del mercato insieme al carro. Fu solo la bastonata in faccia di quell'uomo che mi fece perdere i sensi e, quando mi svegliai, ero già stata acquistata dalla famiglia che mi avrebbe distrutto la vita gli anni successivi.
Ho dimenticato da quel giorno il viso di mia madre perchè, probabilmente, il mio desiderio di stringerle le mani al collo sino soffocarla sarebbe troppo grande rispetto al mio buon senso.


***

"Tu non sai niente..."

    Più cercavo di allontanarlo, più si avvicinava. Non era importante quanto lo ferissi, quanto fossero alti i muri invalicabili che gli mettevo di fronte, lui aveva deciso: voleva me.
Ma il terrore di essere vulnerabile è troppo grande per me.

"Facciamo un patto. Ricominciamo dall'inizio. Nessun gioco, nessun tentativo di conquista. Semplicemente due persone che si sono viste per la prima volta e si conoscono come amici."

    Sapevo che stavo infliggendo una pugnalata, stavo richiedendo uno sforzo sovrumano per chi ha ben chiaro in testa i propri sentimenti ma se fosse stato veramente diverso, se fosse stato veramente paziente come diceva, se davvero si sarebbe accontentato del mio uno o due come aveva affermato, avrebbe capito.
Avevo allungato la mano sorridendogli.

"Sophia Cecilie Tyler, molto piacere."

    La delusione e l'amarezza che avevo letto sul suo viso, nonostante mi stesse assecondando, mi avevano fatto chinare lo sguardo. Ero andata a raccogliere la mia roba, pronta ad andarmene.

"Come immaginavo...Tu vuoi cento. E lo vuoi adesso. Mi hai detto che ti andava bene anche uno o due, ma non è vero. Questo è il mio uno o due attualmente e non è ciò che vuoi tu. Lo posso capire, non è un problema."
"Non ci sto capendo più nulla. Se questo è il tuo uno o due? Perfetto, così sia. Per me non è un problema. Ma l'hai detto tu. Nessun gioco. Allora basta coi giochetti. [...] Resta."

Avevo appeso di nuovo il cappotto m'ero spostata verso di lui solo per dargli un bacio sulla fronte insieme a una carezza.

"Buonanotte John."

E, nella solitudine del suo letto, avvolta da un profumo estraneo, ero riuscita a rilassarmi sino ad addormentarmi serena.