sabato 21 marzo 2015

Embers

    22 Marzo 2517, Horyzon 


    Esausta respiro piano osservando le prime luci dell'alba che si vedono dalla finestra.
Posso sentire i suoi occhi sulla mia schiena come il desiderio che, come brace latente, sussurra un languido "ancora".
Mi alzo per andare a bere, preoccupandomi di mettermi solo una sua camicia per evitare di prendere troppo freddo. La casa è un disastro ed ogni angolo è un flash back che mi fa percorrere un brivido lungo la schiena.
Bevo con calma un bicchiere d'acqua cercando di spegnere quell'incendio che ha acceso prendendomi i fianchi, ma sembra che si vaporizzi ancora prima che raggiunga la gola.
Sento i suoi passi sul parquet avvicinarsi, afferrarmi nel medesimo modo con cui mi ha preso poco prima. Gli porgo il bicchiere tentando di dissetare almeno lui. 
Non c'è alcuna necessità di parlare, sono gli occhi a comunicare quanto sia inutile quel gesto visto che non è di acqua di cui ha bisogno. 

"Devo farmi una doccia prima di andare..." 

Un invito morbido e seducente, come i datteri succosi della nostra terra.
E, nella nuova battaglia che si consuma tra getti colorati, essenze profumate e vapori, mi sento solo una marionetta in balia delle sue mani.

[più tardi, su un vecchio e consunto quaderno, accanto a una poesia con data 25.12.2504, ne viene scritta un'altra.]

Prendimi.
Portami via da tutti i miei dubbi, 
dalle nostre bugie
dai falsi sorrisi e le maschere. 
Tienimi.
Stringimi al tuo petto
sino a farmi del male, 
per non lasciarmi scivolare via dalle dita. 
Baciami.
Come se non potessimo vedere più l'alba, 
delicato come una carezza, 
poderoso come un selvaggio predatore
Possiedimi.
Anima e corpo, mente e spirito, 
fusi in una sola essenza 
che profuma del deserto di Mashaad

***

"Perchè sei venuto qui Adrian? Sai bene che non ti dirò il nome del mio cliente."
"Non me ne frega niente del nome del tuo cliente. Sono qui per te."