Horyzon, 24 Dicembre 2014
Nel cuore della notte arriva una chiamata sul mio cpad. A tastoni cerco di prenderlo facendo cadere un paio di cose che erano sul comodino, prima di attivare l'audio.
"Spero che sia morto qualcuno, o presto lo sarà..."
"Buongiorno anche a te my little Sunshine."
"Papà...sono le..." apre un occhio sul monitor del cpad che in quel momento, sembra un faro della luce. "quattro del mattino. Che cosa c'è?"
"Ah! Ancora devo regolarmi con questo dannato fuso orario."
"Eh, magari..."
"Beh, ma tanto ormai sei sveglia."
"..."
"Allora, come vanno le cose su Horyzon?"
"Vanno."
"Ti sei fatta nuovi amici?"
Amici...come se ne avessi mai avuti.
***
"Grazie per aver pagato lì nel pub. Me la sarei vista brutta."
Avevo aiutato quell'uomo a pezzi anche se non è nella mia natura farlo, forse solo per non sentirmi più in nessun modo in debito con lui. Eppure, anche mentre gli aggiustavo il bavero del cappotto prima di farlo entrare nel taxi, era come sapessi che dovessi preoccuparmene in qualche modo.
"Ok, casa mia, cucini tu e decidi il perché."
La persona più cocciuta che abbia avuto tra i piedi, mi aveva lanciato una sfida e, come ogni volta che succede, sono incapace di tirarmene indietro. Forse troverò il modo per far si che perda ogni minimo interesse nei miei confronti o, molto probabilmente, l'ho già trovato.
"Vuoi sapere che cosa succede? Lei è attratta da te, e no, non sei una amichetta come ti dice, [...] Quindi, prima che tu le spezzi il cuore e lei si faccia mille castelli in aria su cosa siete e sarete, parlatevi."
Ero stata brutale ma per una buona causa, chiamiamola "buona azione" anche se il tatto non è decisamente il mio forte in questi casi.
***
"Ehi? Sei ancora con me, Sophia?"
"Eh? Ah si scusa, ho sonno."
"Mh... dicevo ti sei fatta nuovi amici?"
"No."
"Sophia, sei una psicologa. Leggi le persone con la stessa facilità con cui leggi un libro in arabo, la tua lingua madre, e non riesci a farti degli amici?"
"Buonanotte papà."
"Ma..."
Avevo chiuso la chiamata spegnendo direttamente il cpad borbottando qualcosa mentre tentavo di prendere sonno inutilmente. Alla fine la vocina fastidiosa di Jhon Tyler mi aveva convinto ad alzarmi accendendo la luce. Avevo rovistato nel cestino della scrivania sino a trovare il foglietto sgualcito con un indirizzo. L'avevo spiegazzato sbuffando mentre aprivo il portafoglio riponendolo accanto a un pezzo di stoffa gialla conservata gelosamente. Solo una lamentela era uscita dalle mie labbra:
"Dannato papà."