mercoledì 17 dicembre 2014

Mask

   Horyzon, 2516

    Continuo a sospettare che dovrei imparare a farmi i cocktail da sola, forse smetterei di incontrare persone che, puntualmente, cercano di attaccare bottone con me. 
A volte può essere divertente variare ma, purtroppo, la maggioranza di coloro che incrocio sono noiosi e prevedibili. 

    Osservo i loro visi che si susseguono nella mia mente come fotogrammi di un holofilm muto in bianco e nero.
Non vedo tonalità, non vedo brillantezza, ma solo ciò in cui peccano.
Come il bel ragazzo decisamente ossessionato dal sesso. Era bastata una strusciata per farlo eccitare, e non mi ero nemmeno impegnata. O il damerino di Horyzon deciso a riscattarsi facendo una brillante carriera nella flotta sino a diventare qualcuno, magari ammiraglio, eppure mi parlava sotto gli effetti di una sbronza colossale.

"Da domani sarò un uomo nuovo."

   Ne ho visti di persone così. La cosa triste è che dicono con la massima sincerità che "avrebbero smesso" eppure, puntualmente, tornano nel mio studio con gli stessi drammi, gli stessi problemi e le stesse mancanze.
Gli ultimi sono stati il ragazzino che si sente troppo grande per la sua vera età. Parla e beve come un uomo mentre ancora non ha nemmeno una parvenza di barba sotto il mento, e la donna rimmer che prova con tutta se stessa a essere ciò che non è: una corer.

"Mi classificate e non mi date nemmeno la possibilità di parlare. [...]"

No
Non ce n'è bisogno.
Almeno, la maggioranza delle volte.

Osservo scene già viste solo sotto tonalità di grigio differenti.
Mi aveva detto John Tyler che studiare psicologia mi avrebbe forgiato, mi avrebbe reso una donna sensibile e più propensa all'empatia, all'altruismo. Lui ci credeva davvero.
Ma l'università mi ha solo aperto ancora più gli occhi su chi ho davanti ed è, semplicemente, terrificante.

Penetro nelle menti altrui guardandone gli occhi attentamente, osservando la disperazione nel gesto che, per alcuni può essere goliardico o coraggioso. Ma vi sono chissà quali problemi di stima o traumi infantili in chi ha un vero chiodo fisso con il sesso, o quali siano i sentimenti di indegnità di un uomo che si attacca a una bottiglia mentre sogna la grandiosità, o ancora il desiderio di piacere a tutti per ciò che, probabilmente, si pensa che si deve essere invece di coltivare ciò che naturalmente abbiamo dimenticandoci chi realmente siamo.

***

Aghata, 2510

"Mia cara, dovresti imparare a essere più dolce."
"Non sono un dessert, John."
"Papà...lo sai che puoi chiamarmi papà adesso."
"..."
"Ok, ok...vogliamo parlare del figlio degli Smoke che ti ha baciato l'altra sera?"
"No."
"Ecco era questa l'acidità di cui ti parlavo. Sei scappata e l'hai mollato in mezzo alla sala."
"Tu non capisci..."

    Si sta innervosendo la giovane donna mentre stringe un po' di più il coltello del burro fermandosi di spalmare la marmellata.

"Cosa c'è da capire, ti ha baciato in mezzo a un centinaio di persone."
"Non tutti i sorrisi sono sinceri, non tutti i gesti sono disinteressanti, non vi è così tanto amore e bontà come pensi tu in questo Verse."
"Appunto, non è disinteressato."

    Aveva sbattuto forte le mani sul tavolo alzandosi di scatto, gli aveva rivolto i suoi occhi furiosi e taglienti mentre la voce era rimasta poco più di un sussurro. Avesse potuto ringhiare l'avrebbe anche fatto.

"No, tu non capisci. Mi hai fatto studiare per comprendere le persone e più le osservo percependo le loro emozioni che mi scorrono sulla pelle, nelle vene, più provo pena per loro, non compassione. Non accettano di avere difetti, si spingono in avanti per ottenere la perfezione in un mondo imperfetto."
"Si chiama educazione e desiderio di migliorarsi."
"Dare una mano di bianco su un muro crepato che sta per crollare non è educazione, è ipocrisia. Allo stesso modo indossano maschere per celare la loro vera faccia, la loro vera natura. Io non nascondo ciò che sono. Sorrido se ne ho voglia, se mi interessa qualcosa so ascoltare ed essere amabile, ma non elargisco complimenti e pacche sulle spalle solo perchè qualcun altro ne sente terribilmente la necessità di sentirsi amato e apprezzato. Il parere altrui è volubile come l'aria, le persone amano chi si sa amare nella giusta misura, tutto il resto... sono solo balle."

Aveva sospirato l'uomo scuotendo la testa rassegnato.

"Ne riparleremo un'altra volta. Ora siediti per favore, finiamo la colazione."