venerdì 17 aprile 2015

Embrace


Non mi sono mai piaciuti gli abbracci, è sempre stato per me un modo come un altro per nascondere il viso e con essa la possibilità di leggerne ogni ruga ed intenzione.
E' un atto di fiducia esporre in quel modo le proprie spalle, indifese, pronte a essere ferite e lacerate nel più doloroso dei modi.
Ma nelle braccia ancora forti di John Tyler mi ero sentita per la prima volta amata veramente.

Aghata, 16 Aprile 2517

"Non può passare senz..."
"Ma che si vada a far friggere."

Il trambusto aveva fatto alzare di scatto l'uomo che aveva riconosciuto la mia voce  mentre aprivo le porte dell'ufficio con entrambe le mani.

"Ma chi è la nuova imbecille che hai assunto come segretaria? Prima o poi te ne devo prendere io una come si deve."

L'uomo aveva sorriso alzando la mano alla segretaria per farla andare via e poi indicarmi accomodarmi.

"Credevo che non ti avrei più rivisto a meno che non fossi stato io a farti un'improvvisata. A cosa devo la tua visita?"
"Ho bisogno di guardarti in faccia mentre te lo chiedo. Perchè hai accettato la proposta di Adrian a suo tempo?"

Aveva inspirato intensamente mentre si versava da bere prima di ridacchiare tra sé e sé.

"Vi siete messi assieme..."
"Eh? Non divagare con la mia domanda, ti ho..."
"Non l'hai chiamato con il suo cognome." mi aveva guardato porgendomi un bicchiere "Sei felice con lui?"

Colta in fallo.

Son sempre stata brava a nascondere i miei sentimenti, celarli in fondo a un baratro dove l'oscurità copre tutto, compreso il fuoco che perennemente mi arde nel petto, ma quando si tratta di lui è complicato contenere un Big Bang di dimensioni paragonabili solo all'universo che vi è là fuori. 
E nessun universo così grande e maestoso può essere compresso troppo a lungo all'interno di un corpo così piccolo. La necessità di espandersi sino ai confini dello scibile umano sarà sempre più forte di qualsiasi altra cosa e così, in quel momento, avevo sorriso mentre dai miei occhi si poteva leggere ogni piccola sfumatura di quel Verse parallelo.
Aveva alzato il bicchiere in una sorta di brindisi mentre cercava di prendere posto di fronte a me. 

"E' per questa ragione che ho accettato. Per la tua felicità..."

***

Horyzon, pochi giorni prima

Potrebbe anche vestirsi da qualche maschera folcloristica ma avrei potuto riconoscere i suoi occhi tra mille. Quella sarebbe stata la nostra serata per alimentare quell'amore che nessuno può sapere se non noi due.
E, nel condividere parte di noi stessi l'un con l'altro, che era successo l' inaspettabile.

"Devo aspettarmi qualche ripercussione da tuo padre?"
"Non lo so, non lo sento più."

Non credo che avrei mai potuto perdonarlo per quello che mi aveva fatto, per come mi aveva trattato.

"Tu eri la sua priorità, lo sei sempre stata, anche quando ha acconsentito a quell'accordo, il motivo principale era la tua felicità... Scusami per, insomma..."

Aveva cercato di metterci l'uno contro l'altro e c'era riuscito e proprio quando aveva la sua vittoria in pugno era tornato indietro disposto persino ad andare contro il suo stesso orgoglio per chiedermi scusa. 

"Ti amo."

***

"Per una vita sono stato uno squalo negli affari, si, mi sono arricchito ma ho sempre allontanato chi mi stava attorno. Non me ne sono mai fatto un cruccio d'altronde con mia madre avevamo già deciso che avremmo selezionato personalmente un degno erede." e aveva mosso la mano in mia direzione indicandomi. "Ma quando ti ho adottato è...cambiato qualcosa. Chiamalo istinto paterno o quello che vuoi, ma mi interessava di più la tua felicità che qualsiasi cosa. Quel giovanotto mi ha sempre ricordato me alla sua età e il suo interesse nei tuoi confronti era palese. Cavolo! Ha ballato con te tutta una serata nonostante continuassi a pestargli volontariamente i piedi, chi è l'idiota che lo farebbe senza alcun sincero interesse?"

Avevamo riso un momento, non sapeva nemmeno che, qualche istante prima l'avevo minacciato con un coltello alla gola.

"E tu... nella tua ostinata altezzosità, hai sempre beatamente ignorato chi non ti interessava. Nel tuo odio vedevo la dipendenza che avevi nei suoi confronti. Un legame invisibile che non riuscivo a comprenderne la ragione. Solo quando ti ha baciato e ho visto come hai reagito ho avuto la certezza che ne fossi innamorata e che lui lo fosse altrettanto di te. Se eri riuscita a entrare così silenziosamente nel cuore di pietra di questo vecchio, ero certo che avessi fatto altrettanto nel suo. Siete due lupi solitari che si sono sempre cercati, Sophia..."

Le mani si erano allungate mentre avevo cercato di abbracciarlo.
Ero certa che non avrei più avuto contatti con lui e, se non fosse stato per Adrian, probabilmente non lo avrei veramente più cercato. Da che mi aveva adottato aveva cercato in più modi ad avere un vero legame con me, cosa che avevo sempre rifiutato.  Eppure in quel momento, nel calore delle sue braccia, avevo avuto indietro ciò che, tempo prima, mi era stato strappato via: 

un padre.